venerdì 12 febbraio 2010

Undici Febbraio


Avevo quattro anni e due mesi.
Da un anno e mezzo circa, mi trovavo in orfanotrofio. Ricordo l'angoscia quando persone sconosciute vennero a prendermi; c'era ancora la mamma col suo vestito della festa che dormiva su uno strano letto e io che le giravo intorno piangendo: 'svegliati, svegliati...'
Era tutto così strano!
Qualcuno si avvicinò a me e iniziai a strillare disperata: nessuno doveva toccarmi!
Solo le braccia di mio padre mi calmarono, finché mi addormentai e mi adagiò nella mia piccola cuna.
Mi svegliai sentendo pianti e lamenti.
Mi aggrappai alle colonnine della culla cercando di capire cosa stesse succedendo: vidi mamma sempre addormentata, che se la stavano portando; misero un coperchio a quel suo strano letto.
E via.
Poi vennero da me, ma ero diventata una piccola statua di pietra con la forza di un Sansone: nessuno riuscì a strapparmi dalla culla.
Così dalla casa uscirono due cortei: uno con la bara di mia madre verso la Chiesa; e l'altro con una piccola culla di legno intagliato con me dentro, verso l'orfanotrofio.
Non so dopo quando tempo tornò papà, forse un'ora o due; mi sollevò dalla culla con le sue braccia calde e forti.
"Mamma si è svegliata, si torna a casa" pensai raggiante.
Mi posò per terra e se ne andò.
Sentii il cigolio dei suoi passi che s'allontanavano.
"Dove sono?" chiedevo piangendo.
Una ragazzina dagli occhi spiritati cominciò a gridare:
"sei tra i figli dei morti" ,
"sei tra i figli dei morti"
"sei tra i figli dei morti" *
"Non è vero..., non è vero..., non è vero!"
"Si, sei tra i figli dei morti, tutti qui siamo i figli dei morti" e iniziò una danza macabra:
"figli dei morti, figli dei morti, morti... morti... morti..."
Mi coprii le orecchie. Mi rifiutai di parlare, bere, mangiare..., passavo il mio tempo rannicchiata nella culla cercando profumi e odori dimenticati.
Dimagrii a vista d'occhio: ero arrivata bimba florida con le guance rosse e le gambette sode, mi ridussi una vecchina con la pelle penzolante che cadeva ogni due tre passi.
Venne a trovarmi un'amica di mamma; quando mi vide si mise a piangere e disse:
"...ah, la morte nel suo cammino com'è distratta a volte: dimenticò di prendersi il bambino!"
Di colpo mi si aprì la mente: capii d'essere 'VIVA' e tale volevo restare!
Ero fra estranei: subito dovevo e volevo diventare adulta e autosufficiente.
Non ditemi come, perché non lo so, ma a tre anni e mezzo leggevo e scrivevo speditamente: con la penna e con la macchina da scrivere, una gloriosa Olivetti.
Sapevo a memoria tutto il Catechismo di Pio X° , le Beatitudini e le varie preci in latino e in italiano.
Il buon vecchio Parroco mi considerava come un prodigio, mi regalò un messalino e io gli leggevo il Vangelo in latino; pensava leggessi senza capire, ma stranamente capivo, se non tutte le parole, almeno il senso.
Cominciai a torturarlo perché mi facesse fare la Prima Comunione, faceva orecchie da mercante e io la mattina a Messa mi mettevo in fila con gli altri fedeli per ricevere l'Eucaristia.
Mi saltava regolarmente.
Credetti di capire che mi saltava perché non mi vedeva, essendo io così piccina, e da allora quando arrivava il mio turno, per farmi vedere salivo sul gradino del Sancta Sanctorum, ma non s'accorse mai di me.
E così tutti i giorni: saltavo la colazione per non rompere il digiuno Eucaristico, ma fu sempre inutile.
Finché il Parroco parlò di me all'Ordinario Diocesano, il Santo Vescovo di Siracusa Mons. Ettore Baranzini.
Venne d'improvviso per conoscermi e interrogarmi, risposi a tutto. Infine mi porse un libro: "Nostro Signore parlava e predicava in aramaico, leggi e spiega."
Erano i Vangeli scritti in aramaico e greco, mi sentii persa: non avevo mai visto quei caratteri...!
"Imparerò, glielo prometto. Monsignore comincio subito a studiare...!"
Sorrise e disse: "non è necessario, imparerai a suo tempo, ora ho capito che non posso andare contro la volontà di Cristo: 'lasciate che i fanciulli vengano a me' , Ho da farmi perdonare tanti peccati, ma questo no. Puoi ricevere Gesù"
"Quando?" chiese il buon Parroco.
"Subito" rispose il Vescovo, "è preparata molto bene"
Era Gennaio, il tempo di confezionare il vestitino bianco e l'undici Febbraio, giorno di Nostra Signora di Lourdes, feci la mia Prima Comunione direttamente dalle mani del Vescovo.
Mi fecero leggere forte il ringraziamento: io ero emozionatissima, mi sembrò d'aver toccato il Cielo.
Avevo quattro anni e due mesi.
Quando uscii dalla Cappellina, mi sentii con i piedi così leggeri che camminavo come volando...
Il cielo era plumbeo, coperto di neri nuvoloni; salii sul terrazzino per essere ancora più in alto e restai a guardarlo, d'un tratto si aprirono le nubi e fui coperta dal sole.
Quel giorno la rigida Superiora disse alle monache di non disturbarmi, e io restai con la mia gioia per ore.
La figlia dei morti aveva ricevuto il Sacramento dei vivi...!!!

* talvolta ad un fanciullo-a che ha molto sofferto gli si indurisce il cuore e gode nel veder patire un esserino più debole e indifeso di lui!

Maria Savasta

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